Wholly Rinos e la sua estinzione
Il rinoceronte lanoso o Wholly Rinos (Coelodonta antiquitatis) è una specie estinta di rinoceronte, uno dei rappresentanti più famosi del Pleistocene.
Ricoperto da una folta pelliccia e ben adattato al clima glaciale, visse in Europa ed in alcune parti dell’Asia, pascolando per la tundra a tratti steppica, circa 3,5 milioni di anni fa estinguendosi poi circa 10.000 anni fa.
Il nome del genere Coelodonta significa “dente cavo”, mentre il nome della specie, antiquitatis, significa “dell’antichità”.
Generalità sul Coelodonta antiquitatis
Gli individui raggiungevano circa i 3-3,8 metri di lunghezza con peso fino a 3000 kg e altezza fino a 2 metri. Il corpo era ricoperto da una pelliccia spessa e lunga, le orecchie erano piccole e corte, le zampe erano grosse e il corpo tozzo.
La maggior parte della documentazione del rinoceronte lanoso deriva da individui mummificati provenienti dalla Siberia e da pitture rupestri. Alcune pitture rupestri suggeriscono una vasta fascia scura tra le zampe posteriori e quelle anteriori, ma la caratteristica non è universale, e tale caratteristica è piuttosto incerta.
Gli arti tozzi e lo spesso manto di pelo lo rendevano estremamente adatto all’ambiente di steppa-tundra, prevalente in tutta l’ecozona paleartica durante le glaciazioni del Pleistocene. Come la stragrande maggioranza dei rinoceronti, l’anatomia del rinoceronte lanoso aderiva alla morfologia conservatrice dei primi rinoceronti visto nel tardo Eocene.
Uno studio del DNA di un esemplare vecchio di 40.000-70.000 anni, ha dimostrato che il parente esistente più vicino al rinoceronte lanoso è il rarissimo rinoceronte di Sumatra.
La dieta
A lungo i paleontologi si sono interrogati sulle precise preferenze alimentari dei rinoceronti lanosi, e infine concordarono che come i loro parenti moderni anche questi animali pascolavano e si nutrivano di arbusti.
La palaeodieta del rinoceronte lanoso è stata ricostruita utilizzando diverse linee di evidenza. Le ricostruzioni climatiche indicano che l’ambiente preferito dell’animale erano le fredde e aride steppe-tundra, che condivideva con altri grandi erbivori che costituivano una parte importante del ciclo di retroazione.
L’analisi dei pollini mostra una prevalenza di erbe e carici, di un più complesso mosaico di vegetazione.
Estinzione
Data la convivenza con Homo sapiens proprio durante il tramonto dell’era del rinoceronte lanoso, viene naturale domandarsi se gli esseri umani siano la causa principale dell’estinzione di Coelodonta antiquitatis.
Dalle ultime ricerche a cura dei ricercatori dell’Università di Stoccolma, e pubblicata su Current Biology, si hanno nuove notizie sull’estinzione del Rinoceronte Lanoso.
Se inizialmente infatti, si presupponeva che il rinoceronte lanoso si fosse estinto a causa della caccia intensiva portata avanti per secoli dagli esseri umani, ora le ricerche virano su altre cause.
I ricercatori dell’università svedese hanno analizzato e sequenziato il DNA di ossa, tessuto e peli di 14 esemplari di rinoceronti lanosi, prelevandoli dai resti che si sono conservati fino ad oggi.
Così facendo hanno scoperto che la popolazione del rinoceronte lanoso, così come quella di altre specie di animali della Siberia, scomparsi più o meno nello stesso periodo, è rimasta stabile e abbastanza diversificata per poi scomparire quando le temperature sono aumentate troppo, una condizione diventata non più sopportabile per animali che si erano adattati per millenni a vivere a temperature molto basse come quelle della Siberia.
Love Dalén, un professore di genetica del Center for Paleogenetics (un istituto a cui collaborano ricercatori dell’università svedese e del Museo Svedese di Storia Naturale) spiegò come i esseri umani si siano stanziati in Siberia nord-orientale anche prima di 14.000 o 15.000 anni fa: questo quindi fa presupporre che l’idea dell’estinzione a causa dell’attività antropica sia sbagliata.
Tramite analisi genetiche, i ricercatori sono riusciti a stimare che a seguito di un aumento della popolazione che seguì ad un periodo freddo avvenuto circa 29.000 anni fa, la stessa popolazione dei rinoceronti lanosi è rimasta più o meno costante, una stabilità che si protrasse fino a molto dopo l’arrivo degli esseri umani in Siberia.
I dati prelevati analizzando il DNA mostrano l’esistenza di alcune mutazioni genetiche che permisero al rinoceronte lanoso di adattarsi al clima più freddo, una caratteristica che è stata riscontrata anche nei mammuth lanosi.
In buona sostanza, a causare l’estinzione dei rinoceronti lanosi, fu un periodo di riscaldamento conosciuto come “Bølling-Allerød”. Si tratta di un periodo interstadiale sorprendentemente caldo e umido che occorse nelle fasi finali dell’ultimo periodo glaciale, tra 14.700 e 12.900 anni fa.
Questo avrebbe avuto effetti sulla flora del Nord Eurasia, facendo aumentare le specie vegetali arbustive ed arboree, mentre la taiga sottraeva terra alla tundra. Si ipotizza anche che il clima più mite avrebbe provocato un aumento delle nevicate che avrebbero poi ricoperto le distese di foraggiamento dei rinoceronti lanosi.
Questo cambiamento potrebbe essere stato troppo rapido e brusco per il rinoceronte lanoso, una specie ben specializzata al pascolo e al freddo.
Ma Homo Sapiens quindi non ha nessun ruolo in questa estinzione? Probabilmente si, infatti i ricercatori non escludono, che, la predazione di Homo sapiens, nelle ultime fasi di vita di questa specie, non possa aver contribuito al declino di questa specie, velocizzandone l’estinzione.